Workforce forecast

Calcolare il giusto dimensionamento delle risorse umane per garantire il corretto svolgimento delle attività lavorative, la qualità dell’output ed il rispetto dei vincoli di bilancio è indubbiamente per un manager una sfida molto complessa. E questa sfida assume connotati ancora più duri nel momento in cui si combinano le difficoltà nella quantificazione dei volumi di lavorazione unitamente ad una scarsa flessibilità del personale: l’overstaffing è sempre in agguato. Ma siccome da un punto occorre iniziare, mi sono sempre chiesto cosa avrei fatto se fossi stato nei panni del dirigente dell’Inps chiamato a decidere sul modello organizzativo del Polo Unico della medicina fiscale. Questo perché, in passato, pensavo di poter essere io uno degli interlocutori dalla parte del personale in una ipotetica trattativa con l’Inps , dopo che per diversi anni ero stato dalla parte del management, anche se nel settore privato.  E ritenevo che proprio questa esperienza dall’altra parte della barricata potesse agevolarmi nella interlocuzione: infatti, in tutte  le occasioni in cui mi sono seduto al tavolo delle trattative con l’Inps, malgrado la limitatezza delle mie possibilità operative che mi era concessa,  mi sono sentito a mio agio entrando spesso in sintonia con l’interlocutore che per ovvie ragioni, non poteva che parlare per aggregati di valori.

Ho pertanto iniziato col creare il solito foglio elettronico nel quale ho inserito alcuni valori: partendo dal calcolo degli eventi di malattia del 2015 nel settore privato e di quelli nel settore pubblico riferiti ad ogni singola provincia (certo, avendoli per singola agenzia di competenza, il margine di errore sarebbe notevolmente inferiore) ho stimato una necessità di visite di controllo domiciliare di circa il 7% degli eventi nel privato e del 30% nel pubblico, considerando i vincoli imposti dalla Legge Brunetta e valutando in questo comparto una media nazionale del 60% degli eventi compresi tra gli 1 ed i 2-3 giorni. Ho quindi considerato la potenzialità di 2.200 visite annue per medico a tempo pieno decurtata del 10% in relazione a possibili assenze dal lavoro per le cause più disparate, riferendole ai 275 giorni lavorativi previsti dalla convenzione della specialistica ambulatoriale, a 6 ore al giorno ed una visita ogni 45 minuti.  Ma ho visto che anche altre proposte, grosso modo (senza la specifica delle ore per fascia oraria risulta difficile confrontarle) si dovrebbero aggirare su questi volumi. Ho quindi rapportato questo volume di lavoro con i medici fiscali in servizio alla fine del 2014 (ultimi dati ufficiali noti) divisi fra quelli inseriti nelle liste ad esaurimento ed i cosiddetti post- 2007 senza poter però determinare con precisione quanti di questi lavorassero part time e quanti  full time. Chiaramente alla voce Fabbisogno medici ho inserito i dati relativi alle unità FTE (full time equivalent), ma ognuno può ricalcolare questa voce conoscendo la realtà della propria provincia. I numeretti in percentuale accanto a quelli degli eventi, indicano l’incidenza percentuale degli stessi sul totale degli eventi in Italia: è evidente che  questi rappresentano un indicatore importante della possibile ricaduta occupazionale in caso di oscillazione dei carichi di lavoro in più o in meno in un sistema di personale scarsamente flessibile riguardo le mansioni. Diverso sarebbe nel caso si trattasse di multi skilled workforce.

Da questo rudimentale algoritmo è emerso che si potrebbe prospettare un volume complessivo di circa 2.200.000 controlli di cui circa 700.000 nel privato ed 1.500.000 nel pubblico che forse rappresenta un dato abbastanza vicino alle esigenze reali, almeno inizialmente, con possibilità, nel tempo, di shiftare le visite dal pubblico al privato mantenendo l’ equilibrio in proporzioni diverse. Il fabbisogno di medici sarebbe di circa quasi 1.000 sanitari (967 per l’esattezza) che credo rappresenti, a grandi linee, il totale dei medici fiscali oggi in servizio,  e che a mio avviso risulta difficile ridurre più di tanto, per la necessità di una capillare distribuzione sul territorio nazionale. Sono emersi elementi per me interessanti: accanto agli esuberi che storicamente erano stati identificati anche dall’Inps anni indietro (in particolare Alessandria, Cosenza, Modena) e alle attese carenze a Milano, è emerso un numero piuttosto alto, e per me inatteso, di possibili esuberi a Napoli, Bologna, Avellino e Reggio Calabria. Probabilmente oggi questi esuberi saranno stati compensati dalle cessazioni di molti colleghi, ma ritengo che comunque questi dati possano costituire una traccia su cui lavorare o per meglio dire, una base su cui riflettere per taluni di noi.